“Call me by my real name, Christa.”
Se una vita dovesse essere riassunta in una sola frase, quella di Christa Päffgen sarebbe questa. La riscopriamo in sala in questi giorni stanca, ruvida, consumata, ma finalmente uguale a se stessa nel ritratto che le dedica Susanna Nicchiarelli: Nico, 1988.

Se di lei sappiamo musicalmente quasi tutto, la storia di Christa/Nico con il cinema è, se possibile, ancora più travagliata e mai davvero compiuta: abbiamo provato a seguirne le tracce in un vorticoso viaggio lungo 50 anni e innumerevoli vite.

“Christa Päffgen non è un nome da modella.”
Christa nasce nel 1938 (questa la data più attendibile) o nel 1941 o nel 1943. A Colonia o forse a Budapest. Delle prime tappe della sua esistenza c’è una cronologia confusa, molta leggenda che si mischia alla realtà, sicuramente un’infanzia difficile. Il padre muore presto: arruolato nell’esercito tedesco, durante una missione una ferita al capo lo fa impazzire e, come da protocollo Aktion T4, finisce in lager. Altre fonti raccontano che è stato ucciso dai suoi commilitoni per ordini superiori, dopo aver subito una ferita troppo seria da parte di un cecchino francese.
La madre fa la sarta e la alleva tra mille difficoltà nella zona americana

ciao